
09 Giu Aliquote intelligenti, territori vivi: il nuovo ruolo dell’IMU nella sfida sostenibile dei Comuni
Come i Comuni possono utilizzare la leva fiscale delle aliquote IMU per rilanciare i territori in chiave di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Come ogni anno, con l’avvicinarsi della scadenza di giugno, torna puntuale l’appuntamento con il versamento dell’acconto IMU. Un’imposta che incide in modo significativo sui bilanci dei contribuenti, ma che rappresenta anche una fonte cruciale di entrata per i Comuni, contribuendo al finanziamento dei servizi pubblici locali e alla tenuta dei bilanci comunali. Ma il 2025 segna una svolta importante, a partire da quest’anno, infatti, tutti i Comuni italiani hanno dovuto adeguare le proprie delibere IMU al sistema delle cosiddette “aliquote tipizzate”, cioè a un elenco di fattispecie predefinite individuate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con il decreto 7 luglio 2023, successivamente integrato dal decreto 6 settembre 2024.
Il nuovo assetto mantiene la possibilità per i Comuni di differenziare le aliquote, ma ne delimita rigidamente l’ambito: non è più possibile, per gli enti locali, introdurre liberamente nuove categorie o condizioni. Si può agire solo entro le fattispecie elencate dal MEF.
Questo vincolo, introdotto con la finalità di standardizzare e rendere maggiormente omogeneo il panorama delle aliquote deliberate ogni anno dai quasi ottomila Comuni italiani, se letto in chiave meramente tecnica, potrebbe apparire come una limitazione alla potestà delle autonomie locali. Una lettura più attenta però, rivela come il nuovo quadro normativo, sebbene più controllato a livello nazionale, offre in realtà uno spazio strategico prezioso: una leva fiscale che, se ben utilizzata, consente ai Comuni di orientare comportamenti virtuosi, promuovere l’inclusione sociale, incentivare la rigenerazione urbana e accompagnare la transizione verso uno sviluppo territoriale più equo e sostenibile.
Sostenibilità a tutto campo: dai meccanismi fiscali agli effetti virtuosi
La possibilità di modulare le aliquote IMU permette ai Comuni di progettare interventi che incentivano comportamenti virtuosi. Agevolare, ad esempio, gli immobili locati a canone concordato significa stimolare l’accessibilità abitativa, incentivare i proprietari a rimettere in uso abitazioni oggi vuote o inutilizzate, significa favorire la coesione sociale.
Nel settore produttivo poi, l’Allegato A del decreto consente di differenziare le aliquote per i fabbricati del gruppo catastale D, in base a criteri oggettivi come la superficie, la rendita catastale, la localizzazione in aree svantaggiate, e l’utilizzo stagionale. In questo quadro si inserisce anche la possibilità di agevolare gli immobili utilizzati da imprese innovative o dotati di impianti per la produzione di energia rinnovabile, rafforzando la transizione verso modelli di economia circolare e decarbonizzazione.
Per quanto riguarda i terreni agricoli, le agevolazioni si applicano a quelli condotti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali (IAP), situati in zone montane o svantaggiate e effettivamente utilizzati. Il decreto non consente differenziazioni in base ai metodi di coltivazione (es. biologico), ma permette comunque di costruire politiche che premiano la conduzione attiva e disincentivano l’abbandono o l’uso speculativo del suolo.
Il decreto MEF 6 settembre 2024 ha introdotto inoltre una significativa opportunità spesso poco valorizzata: la possibilità per i Comuni di differenziare le aliquote IMU anche in funzione di criteri occupazionali. In diverse sezioni del decreto infatti, è previsto che i Comuni possano applicare agevolazioni a fabbricati utilizzati da imprese che abbiano incrementato il numero di dipendenti, secondo criteri stabiliti nel regolamento comunale.
Ma non solo. Il decreto riconosce anche la possibilità, per i Comuni, di escludere da queste agevolazioni le imprese che abbiano fatto ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG) o ad altri ammortizzatori sociali, come specificato nel regolamento IMU comunale. In questo modo l’ente locale può distinguere tra chi investe stabilmente sull’occupazione e chi, per ragioni congiunturali o strutturali, ne riduce il peso nel ciclo produttivo.
Questa leva fiscale, quindi, consente non solo di premiare chi genera lavoro stabile e qualificato, ma anche di indirizzare l’agevolazione verso modelli di impresa che contribuiscono attivamente al benessere economico e sociale della comunità locale, rafforzando le strategie contro la disoccupazione e favorendo lo sviluppo territoriale inclusivo.
Caso esemplare: il Comune di Piacenza, laboratorio di fiscalità sostenibile
Piacenza rappresenta un caso virtuoso e concreto di come un’amministrazione comunale possa tradurre le possibilità offerte dal decreto aliquote IMU in politiche fiscali orientate alla sostenibilità. Aderente alla Rete dei Comuni Sostenibili, Piacenza è stato uno dei primi Comuni ad aver deliberato per il 2025 una serie di aliquote differenziate che rispecchiano in pieno gli indirizzi di inclusione sociale, recupero urbano, supporto all’economia locale e tutela ambientale.
Tra le scelte più innovative spiccano le aliquote agevolate previste per le seguenti fattispecie:
- abitazioni locate con contratto a canone concordato, comprese quelle date in locazione a studenti;
- fabbricati concessi in comodato o direttamente utilizzati da ONLUS e enti del terzo settore;
- alloggi assegnati dagli IACP o dagli enti di edilizia residenziale pubblica;
- fabbricati di categoria D/8 utilizzati per attività di organizzazione convegni e fiere con uso limitato e stagionale.
Queste scelte, attentamente modellate sui parametri consentiti dal decreto ministeriale, dimostrano che non serve necessariamente una riforma normativa dedicata alla sostenibilità per portare avanti politiche intelligenti: basta una lettura strategica e mirata delle possibilità già presenti nel quadro normativo. Piacenza, infatti, usa lo spazio normativo per costruire un mosaico fiscale che supporta l’abitare sociale, la vitalità economica, l’utilizzo di spazi per il sociale. Si tratta di un esempio replicabile, che può ispirare altri comuni italiani, soprattutto quelli più attenti ai temi della sostenibilità, a trasformare la fiscalità locale in una leva per lo sviluppo equo e sostenibile.
Attenzione alle scadenze: pianificare già per il 2026
Il termine per approvare le aliquote IMU 2025 da parte dei Comuni è ovviamente già decorso essendo legato a quello di approvazione del bilancio di previsione. Una volta approvate le aliquote per essere pienamente efficaci vanno pubblicate dai Comuni attraverso l’apposito Prospetto disponibile sul Portale del Federalismo Fiscale, entro il mese di ottobre. Solo a fine anno, quindi, si potrà avere un quadro completo delle delibere adottate in tutta Italia.
Intanto, però, gli amministratori che non hanno colto questa opportunità per il 2025 possono già iniziare a pianificare interventi mirati per l’anno fiscale 2026. È questo il momento giusto per riflettere su quali leve fiscali attivare, studiare esempi virtuosi e prepararsi a integrare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica nelle politiche fiscali locali.
Una mappa operativa delle fattispecie IMU differenziabili
Alcune fattispecie previste dal decreto, pur non concepite espressamente in chiave green o inclusiva, offrono un elevato potenziale di impatto sostenibile, quali ad esempio:
- Immobili concessi in comodato a ONLUS o ETS: possono essere destinati a iniziative di accoglienza, coabitazione sociale, progetti educativi o riuso urbano.
- Terreni condotti da IAP in zone svantaggiate: garantiscono presidio agricolo e preservano il paesaggio e l’economia locale.
- Immobili dotati di impianti energetici: supportano la produzione da fonti rinnovabili e la transizione energetica.
- Locali che dismettono slot machine: impattano su salute pubblica e qualità dello spazio urbano.
- Botteghe storiche e attività artigianali: sostengono l’identità culturale e il commercio di prossimità.
Più in generale la modulazione delle aliquote, può generare effetti virtuosi molto diversi: gli immobili affidati al terzo settore attivano servizi sociali di prossimità; le imprese che investono in energie rinnovabili o in manodopera stabile sostengono un’economia più giusta e resiliente ecc. Per aiutare gli amministratori locali ad orientarsi in un contesto così variegato, riportiamo qui un quadro a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, delle fattispecie previste dal decreto (Allegato A), indicando per ciascuna di esse, la finalità concreta e i meccanismi virtuosi potenzialmente attivabili.
Fattispecie IMU differenziabile | Descrizione sintetica | Potenziale leva per la sostenibilità |
Abitazioni in comodato a parenti con residenza | Aliquote ridotte per comodati gratuiti con residenza anagrafica condivisa | Solidarietà familiare, permanenza nei centri minori |
Immobili locati a canone concordato o a studenti | Riduzioni per locazioni agevolate o a studenti fuori sede | Accesso alla casa, contrasto al fenomeno degli alloggi sfitti |
Alloggi ERP o gestiti da enti pubblici | Aliquote ridotte per edilizia residenziale pubblica o convenzionata | Housing sociale, integrazione |
Immobili concessi a ONLUS/ETS per finalità sociali | Aliquote ridotte per immobili a uso sociale, educativo o assistenziale | Terzo settore, welfare di prossimità |
Fabbricati del gruppo D usati stagionalmente, con impianti rinnovabili o sede di imprese innovative | Aliquote differenziate per uso stagionale, presenza di impianti energetici o imprese innovative | Economia circolare, transizione ecologica, uso flessibile del patrimonio |
Terreni agricoli condotti da CD o IAP | Agevolazioni riservate a conduttori agricoli professionali | Filiera corta, presidio territoriale, contrasto allo spopolamento delle aree rurali |
Immobili inagibili o senza utenze attive | Aliquote ordinarie/piene per immobili senza utenze attive o abbandonati | Recupero edilizio, riuso urbano |
Immobili con rimozione di slot machine | Agevolazioni per locali che dismettono apparecchi per gioco d’azzardo | Salute pubblica, rigenerazione etica |
Botteghe storiche e artigianato in centri storici | Aliquote ridotte per attività artigianali tradizionali e locali identitari | Valorizzazione culturale, commercio di prossimità, tutela dell’artigianato |
Fabbricati di imprese che registrano incrementi occupazionali | Agevolazioni per i fabbricati posseduti da imprese che aumentano i dipendenti | Incentivare l’occupazione e la coesione economica e sociale |
Costruire un’agenda operativa per la sostenibilità: una lettura strategica per i comuni – oltre la tecnica, verso la governance
L’analisi del nuovo assetto normativo conferma che la fiscalità locale, in particolare la modulazione delle aliquote IMU, può andare ben oltre la sua funzione tecnica. Può diventare uno strumento efficace per orientare le scelte individuali verso obiettivi collettivi. Ridurre l’imposta, ad esempio, per chi riattiva botteghe nei centri storici, ristruttura immobili inutilizzati o conduce terreni agricoli in modo attivo, significa promuovere rigenerazione urbana, inclusione sociale, tutela del paesaggio e rilancio economico.
In quest’ottica, la differenziazione delle aliquote IMU consente di sostenere iniziative concrete: recuperare il patrimonio edilizio, promuovere l’efficienza energetica, incentivare imprese innovative, rafforzare la residenzialità e valorizzare le attività agricole con radicamento locale. Ogni agevolazione fiscale, se pensata in modo mirato, può generare un impatto positivo, favorendo modelli di sviluppo più equi, coesi e sostenibili.
Affinché queste opportunità vengano colte pienamente, è necessario che le amministrazioni approfondiscano e comprendano la struttura del nuovo impianto normativo, riconoscendone il potenziale applicativo. Solo una lettura consapevole e strategica della norma consente di sfruttare appieno le possibilità offerte per costruire politiche fiscali orientate allo sviluppo sostenibile.
Sebbene il decreto non sia nato con finalità ambientali o sociali esplicite, offre comunque un perimetro d’azione molto ampio. Per i Comuni che hanno a cuore la sostenibilità in tutte le sue dimensioni – ambientale, sociale, economica – la leva IMU rappresenta uno strumento prezioso per integrare la fiscalità nelle politiche di sviluppo locale.
La differenza la fa, come sempre, la visione: non quella burocratica del mero adempimento normativo, ma quella strategica di chi usa la fiscalità per attivare cambiamenti reali. Significa premiare comportamenti virtuosi, sostenere chi investe sul territorio e stimolare quelle dinamiche che i soli strumenti urbanistici non riescono ad attivare.
In definitiva, l’IMU può diventare molto più di un’imposta: può essere una leva di trasformazione. E la sostenibilità – nella sua accezione più ampia – non è solo un obiettivo di policy, ma una scelta di governance che i Comuni possono incarnare, giorno dopo giorno, anche attraverso strumenti come questo.
Autore: Francesco Foglia
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* FRANCESCO FOGLIA
Esperto in fiscalità locale e diritto tributario, laureato in Economia e con una solida formazione giuridica. Vanta un’esperienza ventennale nel settore della fiscalità locale, con particolare focus su IMU, TARI ed altri tributi comunali. Attualmente ricopre il ruolo di Funzionario di ente locale (Area dei Funzionari e dell’Elevata Qualificazione), oltre che di consulente e formatore in materia di tributi locali, supportando gli uffici tributari nell’applicazione delle normative e nell’ottimizzazione dei processi gestionali. Docente a contratto in un master in Economia e Management delle Pubbliche Amministrazioni. Appassionato di innovazione nel settore pubblico, collabora con istituzioni, associazioni e fondazioni per promuovere best practice e strumenti digitali a supporto delle amministrazioni comunali.