Prato città all’avanguardia in Europa su sostenibilità e neutralità climatica

Prato città all’avanguardia in Europa su sostenibilità e neutralità climatica

“È un grande onore essere nella Rete dei Comuni Sostenibili, mettere a fattor comune esperienze e buone pratiche, condividere progettualità e dare un contributo a far funzionare il sistema complessivo”. Sono le parole di Matteo Biffoni sindaco di una delle città italiane più all’avanguardia sui temi della sostenibilità: Prato. Il capoluogo di provincia toscano è stato tra i primi Comuni a dare fiducia al progetto e sostenere attivamente la nascita dell’associazione. E’ stata anche la terza tappa di Comuni Sostenibili On The Road iniziativa promossa dalla Rete dei Comuni Sostenibili, Autonomie Locali Italiane ALI e Leganet srl, con il supporto di Enel, il patrocinio dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), le media partnership Rai Radio 2, Caterpillar “M’Illumino di Meno” e The Post Internazionale TPI.

Prato non è solo un modello, ma una vera e propria scuola di sviluppo sostenibile. Il dinamismo e l’innovazione dell’amministrazione comunale coinvolge l’intera comunità locale, dai cittadini alle imprese, nella sfida della “messa a terra” degli obiettivi di Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Non è un caso, infatti, se poco dopo le giornate di produzione del video racconto, disponibile sui siti web dei promotori, il Comune sia stato selezionato dalla Commissione Europea tra le 100 città intelligenti e a impatto climatico zero entro il 2030. “Un risultato che nasce dai progetti avviati da tempo – ha dichiarato il sindaco Matteo Biffoni – Un riconoscimento importante, concreto, che porterà Prato ad essere avanguardia in Europa”. Insomma, una città europea in prima linea nella transizione verso la neutralità climatica.

“Prato da sempre interpreta il suo ruolo di essere una città paradigma dell’economia circolare anche nella rigenerazione urbana e nel far in modo tale che la città si rigeneri dal suo interno – spiega Valerio Barberis, assessore all’urbanistica, ambiente ed economia circolare –, un esempio tra i più evidenti è il primo teatro al mondo che è stato realizzato all’interno della fabbrica: il Teatro Fabbricone”. Il primo grande tema che l’amministrazione comunale ha messo al centro delle azioni per la città è stato, appunto il tema della rigenerazione urbana. La trasformazione di aree industriali dismesse, alcune delle quali insistono all’interno del centro della città, in grandi spazi con nuove funzioni. “Pensiamo per esempio alla Campolmi in una fabbrica storica e identitaria di questo territorio (ex cimatoria, ndr) – aggiunge l’assessora al bilancio, sviluppo produttivo e innovazione Benedetta Squittieri – che è diventata la nostra biblioteca, un luogo vissuto quotidianamente da migliaia di ragazzi, e il museo del tessuto che mette al centro la storia del distretto tessile del nostro territorio”.

Uno dei primi progetti, forse il più importante e rappresentativo di questa transizione è il progetto del Parco Centrale. “Progetto estremamente significativo da due punti di vista – aggiunge l’assessore Barberis –. Da una parte prevede la demolizione del vecchio ospedale della città, una vera e propria demolizione selettiva considerata una buona pratica europea, dall’altra parte, grazie al concorso internazionale del 2015, la costruzione di un vero e proprio polmone verde all’interno della città”.

Prato è la città per eccellenza dell’economia circolare: “Qui sono più di 100 anni che lo facciamo – precisa con orgoglio il primo cittadino Biffoni -. Ci abbiamo costruito la nostra storia ci abbiamo costruito il più grande distretto tessile d’Europa. A Prato si faceva la lana senza pecore quando ancora l’economia circolare non esisteva come termine ma esisteva nei fatti; il cardato, il riciclare gli abiti usati per rigenerare materia prima era l’attività su cui Prato ha iniziato il proprio percorso economico e su cui appunto ha costruito un vero e proprio distretto, che poi è diventato il più grande distretto tessile d’Europa”. La città è famosa in tutto il mondo per il suo distretto tessile, che rappresenta circa il 3% della produzione tessile europea. Conta oltre 3.500 imprese in quella che è considerata un’industria al servizio dei grandi marchi della moda. Le strategie del distretto negli anni hanno portato a scelte indirizzate alla sostenibilità e al potenziamento in ricerca e sviluppo del settore tradizionale, ovvero quello basato sulla rigenerazione delle fibre a partire da indumenti usati.

Nel tempo l’idea di circolarità è stata protagonista di molte scelte strategiche della città fino a fare anche della depurazione e del riciclo dell’acqua una delle esperienze più importanti della regione Toscana. “Ad oggi possiamo dire che da decenni l’area pratese non inquina più il fiume e quindi il mare, nonostante un distretto produttivo complesso come quello di Prato”, sottolinea il presidente di GIDA Alessandro Brogi. È l’azienda che da oltre 40 anni si occupa della depurazione delle acque civili e industriali dell’area pratese. “Tutte le acque civili e industriali vengono convogliate in questo impianto che le depura, ma non solo: oltre alla depurazione che le restituisce al fiume attraverso un impianto di affinamento, si riesce a ottenere un livello di depurazione così efficace che si permette di riutilizzare l’acqua”, spiega Brogi. Attraverso i suoi 5 diversi impianti, GIDA gestisce tutte le acque reflue sia dell’industria che dei cittadini, ciò equivale a 50 milioni di m3 di liquidi all’anno, ovvero l’equivalente di 20.000 piscine olimpioniche. Circa l’11% è riconducibile all’industria tessile attraverso l’acquedotto industriale, e ciò richiede che l’acqua sia trattata al di sopra dei requisiti legali. Allo stesso tempo, il vantaggio è sostanziale: nel sistema idrico naturale rimangono 4,5 milioni di m3. Il resto dell’acqua ritorna nel sistema idrico superficiale, in un vicino torrente. Un’infrastruttura al servizio delle imprese, quindi, che ha consentito competitività sulle tariffe ma allo stesso tempo ha garantito un miglioramento dell’impatto ambientale.

Prato Circular City è la strategia di lungo periodo attuata dal Comune di Prato a partire dal 2020 per accelerare la transizione della città verso l’economia circolare. Due sono gli obiettivi principali:  il primo, rafforzare l’immagine di Prato come “città circolare”, grazie alla promozione di azioni condivise, integrate e partecipate; il secondo, costituire un tavolo permanente con gli stakeholder del territorio per facilitare la transizione e costruire una governance di città circolare. Tutto il processo metodologico e organizzativo è supervisionato dal punto di vista scientifico dall’unità su Innovazione Circolare & Commodity Sostenibili di ARCO, PIN Università di Firenze. “Abbiamo condiviso una metodologia di confronto – spiega l’assessora Squittieri – con le associazioni di categoria e in generale con tutti i portatori di interesse del territorio e quindi anche le organizzazioni sindacali le associazioni di rappresentanza che si chiama Prato Circular City. Attraverso Prato sta scrivendo sta riscrivendo le strategie che la vedono protagonista”.

Uno dei progetti più importanti che la città sta sviluppando è Prato Urban Jungle (PUJ). La scelta del verde non è una scelta solo dell’amministrazione ma una scelta di una comunità che decide di prendersi cura del verde che a sua volta si prende cura di noi” – aggiunge poi l’assessore Barberis. Con esso la città si è posta l’ambiziosa sfida di promuovere sani stili di vita, e quindi di migliorare la salute dei propri cittadini, attraverso le infrastrutture verdi e le Nature Based Solutions nelle aree dense della città edificate. Nel 2019 ha ottenuto un finanziamento dal programma Urban Innovative Actions. Tale iniziativa affronta un tema decisivo per le aree urbane europee, ovvero come intervenire nelle aree dense costruite, per assegnare loro un nuovo ruolo nelle strategie ambientali urbane e inserirle all’interno della riflessione più generale della vegetalizzazione delle città. Il concetto di Urban Jungle è stato sviluppato da Stefano Mancuso e Stefano Boeri.

Poi c’è il progetto PRISMA che mette insieme ricerca e imprese a supporto del distretto tessile circolare e innovativo. PRato Industrial SMart Accelerator è stato finanziato dal MISE nel dicembre 2020 con l’obiettivo di creare una nuova infrastruttura di trasferimento tecnologico in grado di indagare e sfruttare il potenziale innovativo delle tecnologie emergenti – Internet of Things, Intelligenza Artificiale, Blockchain e 5G,a supporto della sostenibilità dell’intera filiera Tessile & Moda e al Made in Italy.

Un’altra bella sfida è quella di piantare un albero per ognuno dei 194 mila abitanti della città. Così come importanti sono le scelte sulla mobilità sostenibile – racconta il sindaco Biffoni – “a partire dalle grandi piste ciclabili che hanno aggredito le arterie del traffico. Abbiamo già un sistema di piste ciclabili meraviglioso lungo il fiume, adesso abbiamo fatto la scelta radicale di portare le piste ciclabili sui grandi assi di comunicazione della nostra città”. Una città esempio, insomma, di come la sostenibilità può essere non solo predicata, ma soprattutto praticata. “L’obiettivo del nostro territorio è quello di fare una domanda e di porre quindi un tema importante: possono le politiche urbane, le politiche che noi realizziamo nei territori dove vivono le persone essere decisive nel raggiungere i grandi obiettivi della strategia dell’agenda 2030? – si chiede Benedetta Squittieri – Noi siamo convinti di sì. Siamo convinti che questa sia la strada che dobbiamo percorrere e che questo debba diventare un tema centrale anche nelle politiche nazionali”, aggiunge l’assessora. È tutto qui, in queste parole, anche il senso del progetto della Rete dei Comuni Sostenibili.

Giovanni Gostoli

L’articolo è stato pubblicato sull’ultimo numero di “Governare il Territorio”, periodico di Autonomie Locali Italiane ALI