22 Set Fridays For Future, intervista a Laura Vallaro: “In piazza per chiedere una rapida azione sul clima”
Fridays For Future o ‘venerdì per il futuro’. Sono gli scioperi mondiali che nel giro di due anni hanno riunito nelle piazze delle città di più di cento Paesi, oltre cento milioni di persone. I protagonisti sono giovani e giovanissimi, di età compresa tra i 15 e i 25 anni, uniti con un obiettivo comune: sensibilizzare la popolazione mondiale sul tema della crisi climatica e sulla necessità di adottare misure immediate.
Laura Vallaro, 20 anni, da anni attivista per il clima, è una dei portavoce di Fridays For Future e ha scelto di raccontare l’impegno del movimento e di condividere alcune riflessioni con la Rete dei Comuni Sostenibili.
Le ragazze e i ragazzi di Fridays For Future hanno deciso di tornare nelle piazze. Qual è l’obiettivo dello sciopero per il clima del prossimo 24 settembre?
«Scendiamo in piazza per chiedere una rapida azione sul clima ai leader mondiali, specialmente ai politici del Nord Globale. Ma non solo: riempiremo le strade perché il cambiamento non verrà da sé, dai parlamenti o dalle conferenze, ma dalle strade, e dalla gente che si unisce per cambiare».
Dopo due anni dalla prima manifestazione globale è cambiato qualcosa e cosa proponete?
«In questi due anni i responsabili politici hanno parlato di come risolveremo questa crisi, di come raggiungeremo zero emissioni in qualche anno lontano nel futuro. Hanno parlato seguendo i loro copioni, e raccontando tante belle favole mentre hanno continuato ad alimentare questa crisi. Come i paesi del G7, di cui fa parte l’Italia, che dei fondi per la ripartenza hanno investito decine di miliardi in più nei combustibili fossili che nelle fonti rinnovabili.
La pandemia, con il mondo in lockdown, ha fermato momentaneamente le emissioni, ma non ha alcuna influenza sul lungo termine. L’unica cosa che ci ha mostrato è che la crisi climatica e ambientale non è mai stata ancora trattata come una emergenza. E ora vediamo che se vogliamo possiamo cambiare. Vogliamo che le persone al potere ascoltino la comunità scientifica, e affrontino realmente la crisi climatica e ambientale».
Di recente, Fridays For Future ha lanciato un appello al Governo italiano su come investire le risorse della Next Generation UE. Cosa chiedete?
«Nel 2020 abbiamo steso, con scienziati ed esperti italiani, un insieme di proposte per affrontare la crisi economica e climatica, in ritornoalfuturo.org. Abbiamo ampliato queste richieste in una lettera aperta relativa all’uso dei fondi per la ripartenza. Abbiamo bisogno di investire sulle fonti rinnovabili e sull’efficientamento energetico. Di espandere enormemente il trasporto pubblico, di includere le persone più in difficoltà e non far pagare a loro la transizione. Ci viene sempre chiesto di proporre, oltre che protestare. Ma che senso ha se poi quello che proponiamo non viene considerato?».
Non sono mancate critiche al movimento da parte di alcuni politici, testate, scienziati. Come rispondete a queste critiche?
«Le critiche sono ben accette, se fondate. Di solito però non sono che un modo per distogliere l’attenzione dalla crisi climatica e ritardare le azioni necessarie, e questo è davvero pericoloso. Serve non farci distrarre dalle parole vuote dei politici che pongono questioni laterali, o che discutono sui ragazzi che saltano la scuola, mentre continuano a non ascoltare la scienza e non fare i propri compiti».
In che modo tra uno sciopero globale e l’altro siete impegnati a sensibilizzare i cittadini sul tema del cambiamento climatico?
«In ogni modo possibile: da azioni in strada e assemblee, a attività e incontri nelle scuole, proiezioni di film, spettacoli. Incontriamo anche molto i politici a ogni livello, perché osserviamo quello che fanno».
Oltre ai governi nazionali quanto è importante, secondo voi, l’impegno di ciascuno, delle comunità locali, dei comuni e delle città per costruire uno sviluppo sostenibile?
«I governi nazionali hanno la responsabilità di affrontare questa crisi. Ma i cambiamenti necessari non possono venire da lì, o all’interno del sistema attuale. Serve creare una consapevolezza e un movimento di massa. E per questo il contributo di ciascuno è così vitale e più che mai necessario. Certo è utile cambiare i propri consumi, in particolare quando si hanno maggiori responsabilità. Ma più di tutto serve usare le nostre voci, informarci e informare i nostri amici, conoscenti, compagni di classe e colleghi. Perché non siamo solo consumatori, ma cittadini, madri, padri, figli, nipoti o nonni, cugini. Siamo parte attiva della società e come tale possiamo fare la differenza».
Dopo lo sciopero ci saranno azioni e iniziative del movimento nei comuni e nelle città?
«Dal 28 al 30 settembre, in concomitanza con lo Youth4Climate (che precede la PreCOP, i lavori preparatori della Conferenza sul clima che si terrà a Glasgow a novembre), è in programma l’Eco social forum, a Milano. Una sorta di summit indipendente, che si svolgerà in spazi diffusi per tutta la città, per discutere una transizione ecologica alternativa a quella disegnata dai governi. E altri due appuntamenti a Milano: il 1 ottobre lo sciopero studentesco e il 2 la marcia globale per la giustizia climatica».
Intervista a cura di Maria Enrica Rubino